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martedì 22 giugno 2010

E dopo la laurea gli Educatori che fanno???

Ciao a tutti, eccomi tornata con una nuova proposta!!!
Venerdì 25 e sabato 26 giugno faranno a Rovigo un incontro presentato dal corso di laurea in Educazione Professionale e dal Master interfacoltà "La Mediazione come strumento operativo all'interno degli ambiti familiare, penale e civico".
E' un incontro internazionale rivolto a tutti coloro che vogliano partecipare, ma in modo particolare gli educatori professionali che potrebbero scegliere di intraprendere tale percorso in futuro.
Credo sia una buona occasione per avere consapevolezza di come si stia evolvendo attualmente la cultura dell'educazione a 360° e, per chi è inserito o dovrà inserirsi nell'ambito, per conoscere quali siano le opportunità formative che vengono offerte e cominciare ad orientarsi un pò.

L'incontro si svolge presso il Consorzio Universitari di Rovigo, in Sala Bisaglia con l'intento di promuovere una cultura dell'educazione e della mediazione a livello internazionale, per perchè possa crearsi una connessione tra coloro che operano nel settore.

Il volantino non sono riuscita ad allegarlo; riporto quindi i riferimenti utili per avere informazione più dettagliate:
è possibile contattare dal lunedì al venerdì, dalle re 10:00 alle 18:00 la Dott.ssa Sara Checchin al numero 329 9525576; o il Dott. Michele Romanelli al numero 049-8276633.
Oppure dalle ore 09:00 alle ore 13:00 la Dott.ssa Francesca Guerra al numero 345 0873801.

Si può inoltre contattare via mail la segreteria organizzativa all'indirizzo segreteriaorganizzativa@forummediazione.it

Infine, è possibile avere informazioni dettagliate riguardo l'ambito della Mediazione visitando il sito http://www.forummediazione.it/

Che dire?
Io il 25 ho degli esami da sostenere, ma se dovvessi riuscire a dare una sbirciatina vi racconterò quanto accaduto.
Bacioni e a presto!!!

giovedì 10 giugno 2010

...tirocinio: ultima puntata!!

Ciao a tutti,
sentito come avanza il caldo estivo? Potete immaginare la fatica che sto facendo a studiare, i miei poveri neuroni arrancano.
Così ho pensato di concedermi una pausa e approfitto per raccontarvi ancora qualcosina riguardo al mio tirocinio.
Nello scorso post ho raccontato le vicissitudini che mi hanno portata a svolgerlo nel centro diurno per disabili; oggi vi spiego meglio di cosa si tratta.
E' un Centro Educativo e Occupazionale Diurno (C.E.O.D.) che ospita circa 21 utenti, con disabilità di vario tipo: qualcuno ha la Trisomia 21, qualcuno la distrofia muscolare, altri delle patologie che comportano una pluridisabilità, altri ancora solo problematiche psichiatriche. Per quanto riguarda l'età, il gruppo è abbastanza eterogeneo; il più giovane ha 22 anni, il più anziano ne ha circa 70.
La cooperativa che gestisce il centro realizza anche progetti di inserimento lavorativo, ma degli ospiti che c'erano quando io ero lì solo per uno si poteva pensare ad una futura occupazione.
Ma che fanno lì dentro tutto il giorno?
Beh, innanzitutto l'orario di apertura è dalle 8:30 alle 15:30; ma non arrivano tutti contemporaneamente: qualcuno arriva in autonomia utilizzando i mezzi pubblici, alcuni accompagnati da un genitore, ma la maggior parte ususfruisce del servizio del pulmino, con il quale gli operatori, a turno, effettuano due giri per andare a prendere a casa gli utenti.
Prima delle 9:30 non ci sono ancora tutti, ma chi già è arrivato comincia il suo lavoro.
Le possibilità di occupazione sono principalmente tre, distribuite in due spazi: in una stanza c'è il laboratorio di restauro mobili; in un'altra il laboratorio di "icone" e quello di "arti e mestieri". Ciascun ospite rimane fisso in uno dei laboratori in relazione alle proprie capacità.
Nel laboratorio di restauro ci sono tutti gli attrezzi necessari per svolgere il recupero dei mobili in legno, che vengono levigati e riverniciati: qui ci lavorano circa sei persone.
In tre realizzano le icone su legno: applicano l'immagine ed eseguono delle lavorazioni ad intarsio per fare la cornice, utilizzando il pirografo.
Gli ospiti rimanenti eseguono lavori di vario tipo nel laboratorio artistico: gli operatori scelgono dei prodotti da realizzare, in base ai progetti ideati e alle capacità esecutive degli utenti e li aiutano nella realizzazione. La cosa più impegnativa è trovare il modo di far lavorare tutti: a volte è veramente scarsa l'abilità manuale su cui si può far conto e diventa davvero difficile anche la realizzazione di oggetti apparentemente elementare; come può essere un disegno o un collage.
Io per lo più ho collaborato allo svolgimento del laboratorio artistico e ho avuto modo di misurarmi di persona con la necessità di cambiare di volta in volta il proprio obiettivo, a seconda della riuscita effettiva dell'utente nel lavoro; ho potuto vedere come sia diverso supportare un ragazzo con trisomia 21 dal condurre l'attività con una persona affetta da distrofia muscolare. Quanto sono diverse le esigenze di supporto fisico, ma anche le modalità di relazione, i ritmi di lavoro e della relazione stessa.
Oltre al lavoro vero e proprio, i tempi della giorbata erano così suddivisi: alle 10:15 circa si faceva la merenda, poi si tornava tutti al lavoro, fino alle 12:00, orario in cui arrivava il pulmino della mensa. A quel punto alcuni avevano il compito di preparare le tavole posizionando i piatti e le posate di ciascuno; altri, invece rimanevano a riordinare e pulire i laboratori e i bagni. Dopo pranzo c'era una mezz'ora per rilassarsi e per sistemare e pulire i piatti e la sala da pranzo (compito svolto un pò da tutti a rotazione).
Nel frattempo si cominciava a portare a casa gli utenti con il pulmino e con chi rimaneva si faceva generalmente un gioco insieme o a gruppi, in base alla preferenze.
Alle 15:15 ormai eravamo rimasti ben pochi e io accompagnavo tre ospiti a prendere l'autobus...e lo prendevo pure io con loro.
Molti pensano sia una passeggiata questo lavoro, perchè sembra non richieda particolari abilità e sforzo fisico. In realtà posso assicurare che non è affatto così: richiede una continua attenzione alla modalità di relazione con gli utenti e ogni attività è frutto di accurata progettazione e ri-progettazione. Molte volte diventa anche difficile reggere certi comportamenti degli ospiti, magari molto ripetitivi o particolarmente disturbanti o aggressivi; per quanto una persona possa essere portata o aver scelto questo lavoro, ciò non toglie la fatica (a volte davvero considerevole) nello svolgerlo.
Però ci tengo a dire anche che può dare molte soddisfazioni: quando vedi che apprezzano ciò che proponi di fare, che si affezionano, che riescono  a realizzare il lavoro ideato; quando arriva un nuovo ospite che magari all'inizio ti intimorisce un pò e poi, conoscendolo poco per volta, scopri come comunicare e relazionarti con lui e lui con te.

Alla fine, quello che mi sento di dire è che prima di fare il tirocinio ero decisamente in crisi rispetto alla mia scelta universitaria. Ora sì, una dose di timore c'è, perchè gli ambiti lavorativi in cui potrei trovarmi comprendono tutti situazioni di sofferenza, a volte anche grande e come detto, per quanto una persona sia portata, la sofferenza non piace a nessuno. Però ho scoperto anche di avere delle potenzialità da mettere in gioco e di poter essere apprezzata da chi si trova a lavorare con me, sia gli utenti, sia i colleghi.
Questo mi ha lasciato la mia esperienza e ne sono felice.

Beijos

sabato 5 giugno 2010

Tirocinio...rewind..

Dopo un pò di latitanza torno a parlare del mio tirocinio, come avevo promesso in un post precedente, quello in cui ho riportato la dedica con la quale ho salutato gli ospiti e gli operatori del Centro l'ultimo giorno che ho passato con loro.
Ora torno agli albori della mia esperienza e vi spiego meglio dove l'ho fatta e come sono finita lì.
Il mio percorso di laurea prevede che si possa svolgere il tirocinio a partire dal secondo anno; ma io, la solita testina piena di idee passeggere e indecisa su quale realizzare, avevo deciso di rimandare la questione alla fine del terzo anno, con la speranza di poterlo fare all'estero.
Ma un imprevisto ha cambiato completamente le carte in tavola: a luglio del 2009 sono uscita una sera con un'amica che non vedevo da tempo; chiacchierando di tutto un pò (ah le donne!) salta fuori che lei (laureanda in psicologia) doveva iniziare ad agosto il tirocinio in un Centro diurno per disabili e mi dice: "Prova a telefonare anche tu, perchè so che accolgono volentieri anche più tirocinanti nello stesso periodo".
Dopo il primo momento di disorientamento, mi si è aperta nella mente la prospettiva di laurearmi entro ottobre 2010 (anzichè aprile 2011). L'idea era troppo allettante, quindi il giorno seguente ho subito chiamato la Cooperativa che gestisce il centro e, dopo due giorni, mi hanno comunicato che sarebbero stati disponibili ad accogliermi anche a partire da agosto; il che per me sarebbe stato perfetto perchè mi avrebbe permesso di finire il tirocinio a fine settembre, ovvero prima che iniziassero le lezioni (vi ricordo che io abito in provincia Venezia, ma frequentavo a Rovigo e mi facevo tipo cinque ore di viaggio al giorno, praticamente una pazza).
Beh, poi non è andata esattamente così, perchè per riuscire a fare tutte le carte necessarie ho perso un bel pò di tempo e mi sono ritrovata ad iniziare il 7 di settembre; infatti poi sono diventata decisamente matta (più di quello che ero già) ad incastrare le ore di tirocinio tra una lezione ed un'altra (visto che, oltre all'università lontana, avevo la frequenza obbligatoria) e l'ho finito nei primi giorni di marzo.
Anche il progetto che avevo presentato non è stato possibile realizzarlo, quindi tutti i miei bei piani sono sfumati e con essi la tesi (che confesso devo ancora iniziare a scrivere!).
Il succo è che nonostante tutto ciò e i momenti di puro panico, sono riuscita a fare questo benedetto tirocinio, che non mi ha permesso di imparare molto in termini strettamente professionali, ma è stata un'occasione per ri-scoprire talenti che avevo soffocato con ore di studio anzichè coltivarli nelle relazioni umane.
E che relazioni!!

Ma questo ve lo racconto la prossima volta...a presto, promesso!!