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giovedì 10 giugno 2010

...tirocinio: ultima puntata!!

Ciao a tutti,
sentito come avanza il caldo estivo? Potete immaginare la fatica che sto facendo a studiare, i miei poveri neuroni arrancano.
Così ho pensato di concedermi una pausa e approfitto per raccontarvi ancora qualcosina riguardo al mio tirocinio.
Nello scorso post ho raccontato le vicissitudini che mi hanno portata a svolgerlo nel centro diurno per disabili; oggi vi spiego meglio di cosa si tratta.
E' un Centro Educativo e Occupazionale Diurno (C.E.O.D.) che ospita circa 21 utenti, con disabilità di vario tipo: qualcuno ha la Trisomia 21, qualcuno la distrofia muscolare, altri delle patologie che comportano una pluridisabilità, altri ancora solo problematiche psichiatriche. Per quanto riguarda l'età, il gruppo è abbastanza eterogeneo; il più giovane ha 22 anni, il più anziano ne ha circa 70.
La cooperativa che gestisce il centro realizza anche progetti di inserimento lavorativo, ma degli ospiti che c'erano quando io ero lì solo per uno si poteva pensare ad una futura occupazione.
Ma che fanno lì dentro tutto il giorno?
Beh, innanzitutto l'orario di apertura è dalle 8:30 alle 15:30; ma non arrivano tutti contemporaneamente: qualcuno arriva in autonomia utilizzando i mezzi pubblici, alcuni accompagnati da un genitore, ma la maggior parte ususfruisce del servizio del pulmino, con il quale gli operatori, a turno, effettuano due giri per andare a prendere a casa gli utenti.
Prima delle 9:30 non ci sono ancora tutti, ma chi già è arrivato comincia il suo lavoro.
Le possibilità di occupazione sono principalmente tre, distribuite in due spazi: in una stanza c'è il laboratorio di restauro mobili; in un'altra il laboratorio di "icone" e quello di "arti e mestieri". Ciascun ospite rimane fisso in uno dei laboratori in relazione alle proprie capacità.
Nel laboratorio di restauro ci sono tutti gli attrezzi necessari per svolgere il recupero dei mobili in legno, che vengono levigati e riverniciati: qui ci lavorano circa sei persone.
In tre realizzano le icone su legno: applicano l'immagine ed eseguono delle lavorazioni ad intarsio per fare la cornice, utilizzando il pirografo.
Gli ospiti rimanenti eseguono lavori di vario tipo nel laboratorio artistico: gli operatori scelgono dei prodotti da realizzare, in base ai progetti ideati e alle capacità esecutive degli utenti e li aiutano nella realizzazione. La cosa più impegnativa è trovare il modo di far lavorare tutti: a volte è veramente scarsa l'abilità manuale su cui si può far conto e diventa davvero difficile anche la realizzazione di oggetti apparentemente elementare; come può essere un disegno o un collage.
Io per lo più ho collaborato allo svolgimento del laboratorio artistico e ho avuto modo di misurarmi di persona con la necessità di cambiare di volta in volta il proprio obiettivo, a seconda della riuscita effettiva dell'utente nel lavoro; ho potuto vedere come sia diverso supportare un ragazzo con trisomia 21 dal condurre l'attività con una persona affetta da distrofia muscolare. Quanto sono diverse le esigenze di supporto fisico, ma anche le modalità di relazione, i ritmi di lavoro e della relazione stessa.
Oltre al lavoro vero e proprio, i tempi della giorbata erano così suddivisi: alle 10:15 circa si faceva la merenda, poi si tornava tutti al lavoro, fino alle 12:00, orario in cui arrivava il pulmino della mensa. A quel punto alcuni avevano il compito di preparare le tavole posizionando i piatti e le posate di ciascuno; altri, invece rimanevano a riordinare e pulire i laboratori e i bagni. Dopo pranzo c'era una mezz'ora per rilassarsi e per sistemare e pulire i piatti e la sala da pranzo (compito svolto un pò da tutti a rotazione).
Nel frattempo si cominciava a portare a casa gli utenti con il pulmino e con chi rimaneva si faceva generalmente un gioco insieme o a gruppi, in base alla preferenze.
Alle 15:15 ormai eravamo rimasti ben pochi e io accompagnavo tre ospiti a prendere l'autobus...e lo prendevo pure io con loro.
Molti pensano sia una passeggiata questo lavoro, perchè sembra non richieda particolari abilità e sforzo fisico. In realtà posso assicurare che non è affatto così: richiede una continua attenzione alla modalità di relazione con gli utenti e ogni attività è frutto di accurata progettazione e ri-progettazione. Molte volte diventa anche difficile reggere certi comportamenti degli ospiti, magari molto ripetitivi o particolarmente disturbanti o aggressivi; per quanto una persona possa essere portata o aver scelto questo lavoro, ciò non toglie la fatica (a volte davvero considerevole) nello svolgerlo.
Però ci tengo a dire anche che può dare molte soddisfazioni: quando vedi che apprezzano ciò che proponi di fare, che si affezionano, che riescono  a realizzare il lavoro ideato; quando arriva un nuovo ospite che magari all'inizio ti intimorisce un pò e poi, conoscendolo poco per volta, scopri come comunicare e relazionarti con lui e lui con te.

Alla fine, quello che mi sento di dire è che prima di fare il tirocinio ero decisamente in crisi rispetto alla mia scelta universitaria. Ora sì, una dose di timore c'è, perchè gli ambiti lavorativi in cui potrei trovarmi comprendono tutti situazioni di sofferenza, a volte anche grande e come detto, per quanto una persona sia portata, la sofferenza non piace a nessuno. Però ho scoperto anche di avere delle potenzialità da mettere in gioco e di poter essere apprezzata da chi si trova a lavorare con me, sia gli utenti, sia i colleghi.
Questo mi ha lasciato la mia esperienza e ne sono felice.

Beijos

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