Lascia un tuo pensiero quando ti capita di leggere i miei, perchè questi ultimi possano arricchirsi. Grazie



mercoledì 13 ottobre 2010

Dottooreee dottooree...

Ciao a tutti...è ufficiale: sono dottore in Educazione Professionale...con ben 110 e Lode!!!!
Sono troppo contenta, è stato un momento proprio di festa con la mia amiglia e alcuni amici.
E' stato bellissimo condividere la laurea insieme ai compagni con cui più ho legato in questi anni, quelli con cui ho vissuto i momenti più importanti, quelli belli e quelli più difficili; i compagni con cui ho fatto tantissimi viaggi in treno...e che mi hanno dato coraggio nei momenti di panico pre esame!!
Grazie ragazzi, sono felice di aver vissuto questi anni con voi e sono felice per voi che avete concluso splendidamente questo percorso così importante.
Il mio più profondo augurio di felicità e soddisfazione per il vostro futuro!!

Vi abbraccio e bacio tutti!!!

domenica 10 ottobre 2010

Siamo al traguardo!!!

Ciao ragazzi,
dopo tanto tempo eccomi di nuovo qui, per aggiornarvi sul mio percorso.
Tante volte ho dato un'occhiata al mio povero blog abbandonato, ho iniziato a scrivere qualche post, ma poi non ho mai pubblicato.
Ora, invece, mi sono decisa e scrivo per dire a tutti che martedì mi laureo!!!!!
Ebbene sì, è giunto il momento!!  Domani ho l'esame di stato e martedì (visto che ho deciso che sicuramente passerò l'esame) vivrò uno dei momenti più emozionanti della mia vita.
Inutile dire che oggi sono emozionatissima, anzi, agitatissima; gli ultimi dieci giorni sono stati bellissimi, pieni di ogni emozione e soprattutto, nonostante le paure e difficoltà, tanta felicità (finalmente) per esser arrivata a questo traguardo, dopo tre anni di serio impegno e fatica!!

Oggi è salita di più anche la stizza, però rimane la felicità di vivere questa esperienza, in questo momento!!

Vi farò sicuramente sapere come sarà andata!!!

Un bacione grande a tutti.

mercoledì 18 agosto 2010

Ah la danza...

Buongiorno a tutti,
dopo un pò di tempo eccomi di nuovo qui!
Ho letto su Libero un articolo interessante in cui si parla della Danza Movimento Terapia, una modalità che può essere utilizzata dagli psicoterapeuti per favorire il benessere di persone con problemi di vario genere. Essa parte dal presupposto che siamo caratterizzati da un'integrità fisica, emotiva e mentale e che l'espressione corporea sia un valido mezzo per riequilibrare il rapporto con se stessi e con il proprio corpo.
Non posso dire di condividere a pieno lo sguardo della psicologia nel configurare la realtà umana, ma di certo penso che la danza e la musica siano due forme d'arte e che, in quanto tali, alimentino l'anima dell'uomo permettendole di assaporare il Bello e donandole ristoro.
Quindi, che paghiate uno psicoteraputa o la palestra sotto casa, ricordatevi che la danza fa bene al corpo e all'anima!
Ci volava uno psicologo per dirlo? Voi che ne pensate?


Vi lascio alla lettura dell'articolo.
http://donna.libero.it/lifestyle/la-danza-che-fa-bene-ne3020.phtml?refresh_ce

Baciotti a tutti.

domenica 1 agosto 2010

Latitanza...

Ciao a tutti,
è da un pò che non scrivo, ho ancora un post in sospeso che vorrei inserire, davvero carino..
Ma sono molto presa dalla tesi e dalle mie cose, non mi resta molta voglia di scrivere, piuttosto avrei bisogno di staccare da tutto, non pensare più a nulla.
Ma per ora questo non è possibile, sto qua... Ma spero tanto di potermi prima o poi prendere la mia STRAMERITATA vacanza..e spero che sia davvero vacanza, con dei giorni di VERO relax e anche un pò di divertimento, cose che mi mancano da un pò.
Intanto proseguo con la tesi, una noia infinita ve lo assicuro...ma per fortuna il tempo passa in fretta e tutto cambia...speriamo in meglio!

Buona serata

venerdì 23 luglio 2010

Post colloquio

Ciao ragazzi,
oggi ho incontrato la realtrice per mostrarle i primi due capitoli della tesi e per capire come continuare con i successivi.
Sono felice di comunicare che è stata disponibile, ha apprezzato il mio lavoro indicando semplicemente alcune correzioni, non per complicarmi la vita, ma davvero per migliorare la presentazione degli argomenti.
Mi ha dato indicazioni abbastanza precise su come realizzare gli altri capitoli; non ho le idee chiarissime, mi ci vorrà un pò di tempo per leggere meglio il materiale che ho e pensare effettivamente a cosa scrivere. Però almeno una parte di lavoro è più o meno fatta e questo è già molto per me.
Inoltre, cosa MOLTO importante, abbiamo chiarito riguardo la parte che mi aveva chiesto di aggiungere: niente di troppo esteso e approfondito, va bene se ci dedico semplicemente un paragrafo.
Ora non mi resta che continuare, la rivedrò a settembre...e speriamo vada tutto bene!!

Non mi resta che concedermi un pomeriggio di meritato riposo!!


E tornare alla mia vera natura:

He he he


Però prima voglio ringraziare pubblicamente (per quel poco di pubblico che ho) alcuni miei compagni e amici, che sono sempre disponibili e pazienti nel sostenermi anche nei momenti più difficili, in cui spesso divento insopportabile, lo ammetto!
GRAZIE ILARIA, FABIO, CHIARA, BETTA, MARTA,
perchè mi volete bene e mi siete sempre accanto, ascoltandomi e dandomi consigli ed incoraggiamenti...
GRAZIE perchè credete in me e mi spronate sempre a non perdere il coraggio e la determinazione...
GRAZIE perchè mi fate capire che valgo come persona e come amica!


Un saluto a tutti, alla prossima!!

giovedì 22 luglio 2010

Mi sento male!

Ciao a tutti,
giusto per rispondere alla domanda di ieri, confermo: sono solo una povera, sciocca, ingenua sognatrice di chimere e non ho bisogno di aspettare domani per dirlo.
Ho ricevuto una mail dalla mia relatrice, in cui ha risposto ad un'indicazione che le avevo chiesto: ebbene, ha aggiunto una quantità notevole di materiale da inserire nella mia tesi, che non è strettamente legato alla mia tesi, che mi porterà via un'infinità di tempo e non mi lascerà il tempo per scrivere effettivamente la MIA tesi.
Devo praticamente riscrivere il libro di psicologia dell'integrazione, però con parole mie e facendo una tabella riassuntiva per ogni paragrafo, alla faccia del:"Deve portare qualcosa di originale, non cose già sentite e risentite!"
In più poi dovrei scrivere la mia di tesi e un capitolo sulla normativa; vi assicuro che è un lavoraccio, fattibile se avessi mesi, ma ho esattamente quattro settimane ed è disumano chiedermi di portarlo a termine!
Per poi, a settembre, sentirmi dire che devo riscrivere, rifare, rivedere??

In sostanza sono stata proprio un'idiota a chiedere a lei di farmi da relatrice, mi sono legata con le mie mani, tanto per cambiare!
Domani ne parlerò bene con lei,per capire in che misura dovrei riportare tutti quegli argomenti; ma la mia paura è di avere pochissimo margine di negoziazione, conoscendo la persona.

Come avrete ben capito sono proprio nel panico totale, mi è passata la briciola di ottimismo che avevo.
E al diavolo chi mi giudica perchè mi preoccupo per come possono andare le cose: ho i miei buoni motivi per farlo!!

Vorrei davvero con tutto il cuore, dopo l'incontro di domani, dovermi rimangiare tutte le cose dette!

mercoledì 21 luglio 2010

Eccomiii...

Buona sera miei cari pochi lettori,
ho abbandonato il blog per un pò, ma come potete immaginare sono impegnata con la tesi.
La scorsa settimana ero riuscita a scrivere un capitolo, che ovviamente ho dovuto modificare: venerdì sono andata dalla mia relatrice che mi ha datto un pò di indicazioni per la stesura. Peccato non l'abbia letto, sicchè io l'ho pure sistemato, ma chissà se va bene ciò che ho scritto...prevedo di doverlo riprendere in mano :(.
Intanto ho iniziato a scrivere quello successivo, bello tosto e noioso!!
Ma ormai sono entrata nell'ottica della tesi: è un momento da difficile per tutti, si sa.
I professori spesso sembrano diventare all'improvviso dei sadici torturatori di scribacchini e ti costringono a mille correzioni per poi alla fine magari dirti: "ma forse era meglio come avevi scritto prima"; e ti ritrovi all'ultima settimana dal termine per la consegna a riprendere tutte le modifiche fatte!!
Io ho la speranza, mentre scrivo, che vada bene il mio lavoro; a volte penso al momento in cui tornerò dalla mia relatrice per farle leggere l'esito dei miei sforzi e sogno di sentirmi dire: "Sì direi che può andare bene, magari qui potresti scrivere così, lì potresti mettere colà, ma complessivamente va bene".
Sono una persona ottimista e speranzosa, oppure una povera, sciocca, ingenua sognatrice di chimere?
Lo scoprirò presto: venerdì il giorno del verdetto!
Ma propendo più per la seconda ipotesi...voi che dite?


E comunque ragazzi...in questi giorni mi vedreste sempre così


 Verso la fine della stesura sarò così


A settembre dopo che avrò visto la prof e avrò due settimane per apportare l'infinità di correzioni che mi "consiglierà", sarò così:


Anzi così, perchè sono pure un pò (tanto) isterica:


Poi, quando finalmente avrò finito e stampato e dovrò studiare per l'esame di stato, ormai non ci sarà più nulla da fare, sarò così:



Giusto perchè sono ottimista e speranzosa...he he..
Comunque, scherzi a parte, sicuramente sarò molto stanca, ma so che ce la farò ad affrontare tutto!
Ad ogni modo, davvero, lo dico sempre più spesso e ne sono sempre più convinta, dovevo nascere gatto e starmene così:

Ahi che paradiso!!!

Ora vi saluto, sarà bene che cerchi di riposare un pò. Domani sarà un'altra giornata di full immersion!
Vi aggiornerò sull'incontro di venerdì con la mia relatrice.
Ma tornerò presto anche con un'altra proposta carina, così riprendiamo le cose interessanti e divertenti!!

Buona notte a tutti



mercoledì 14 luglio 2010

Un saluto veloce veloce...

Mi sento in dovere di confermare che ieri sera sono andata in piscina ed è stato super rilassante!!
Eravamo un gruppetto di sei giovani stanchi dalla giornata, affannati per il caldo e bramosi di tuffarsi in acqua per trovare un pò di ristoro...e così è stato!
Non ero mai andata in piscina di sera e devo dire che è un momento magico: siamo entrati verso le otto e mezzo, perfettamente in tempo per goderci un intenso tramonto, davvero bellissimo, soprattutto considerando che attorno era tutta campagna ed eravamo immersi nella distesa del cielo.
C'erano anche poche persone oltre a noi, quindi abbiamo potuto godere liberamente della piscina e per me è stato il massimo perchè le situazioni di confusione e affollamento mi mettono agitazione (eh sì, sempre deligata io :) ).
Unica pecca le zanzare, che appena uscivi ti assalivano, ma vi assicuro che non sono riuscite a rovinare la serata.

A volte basta poco per sentirsi meglio :)

martedì 13 luglio 2010

Ho aperto le danze...

Eccomiii!!
Già che ero al computer ho pensato di passare di qua per aggiornare la situazione.
Oggi ho iniziato ufficialmente la stesura della tesi!
Dunque, è stata davvero dura iniziare, ho ripreso in mano la scaletta, ho scelto il capitolo da cui iniziare e ho riletto un pò il materiale da cui traggo spunto; poi ho iniziato a scrivere.
Il tutto moooolto a rallentatore: la giornata è terribilmente calda ed umida, non entra aria nei polmoni e si suda solo a respirare. Infatti sono ancora ferma alla prima pagina, che non pensiate sia così semplice :) ; però intanto ho iniziato, è già qualcosa!
Anche se ho fatto poco sono contenta di esser riuscita a sbloccare la situazione e poi questa sera vado a rinfrescarmi in piscina con un'amica...finalmente un pò di relax anche per me; ultimamente ho perso diverse occasioni per distrarmi e divertirmi un pò, come fa ogni comune mortale, perchè subentravano degli impedimenti.
Questa sera non può saltare, voglio assolutamente godermela perchè me la merito alla grande!!!


BUONA SERATA A TUTTI

lunedì 12 luglio 2010

Vita da studenti...

Ciao ragazzi,
credevo che avrei definitivamente abbandonato questo blog. E' un lavoro che sono stata costretta a fare perchè faceva parte dei quattro moduli da superare per l'esame di informatica. Anche se devo dire che ci ho comunque messo il cuore, non sarei riuscita a scrivere due parole solo ai fini dell'esame: quindi tutto ciò che trovate scritto qui è farina del mio sacco, sono pensieri e riflessioni personali e sentite.
Però un blog per poter essere tenuto bene richiede tempo e voglia di pensare e di scrivere; e io avevo la testa piena di altre cose, mi bastava lo sforzo enorme di studiare, che quest'anno mi è costato una fatica immensa.
Eppure oggi ho sentito proprio il desiderio di scrivere in questo angolo, nella speranza che qualcuno, anche solo per caso, passi di qui; non so se effettivamente continuerò ad aggiornarlo con costanza, ma chissà, potrebbe diventare un occasione per distrarmi da tutto il resto, o per condividerlo.
Oggi quello che più ho bisogno di condividere è la mia disposizione verso quello che è il mio attuale impegno: scrivere la tesi!
Ho finito tutti gli esami ed è già una cosa importantissima, soprattutto considerando che sono perfettamente al passo rispetto al percorso universitario (anche se ho iniziato due anni dopo il diploma, magari un giorno ne parlerò meglio).
Così ora ho "solo" il pensiero della tesi, non devo preoccuparmi di esami all'ultimo minuto.
Ho circa due mesi di tempo per scriverla, già ho letto un pò di materiale ed ho una scaletta pronta per essere rispettata e poi rivista (sicuro, è sempre così); il termine per la consegna è il 17 settembre, l'11 ottobre abbiamo l'esame di stato poi il 12 e il 13 le lauree.
Io spero di esserci!!
Però, che fatica!!  In più con questo caldo è ancora più dura. Avrei dovuto iniziare oggi, dopo due settimane in cui ho cercato di staccare e rilassarmi; anche se non sono davvero riuscita nel mio proposito.
Mi viene una stretta allo stomaco all'idea di iniziare, ma ovviamente ho anche mille paure per il tempo a disposizione e perchè temo che la mia relatrice sia troppo esigente e mi costringa a fare molte correzioni.
Io mi sento esausta da quest'anno che è passato, l'ho vissuto malissimo a 360° sia per questioni personali, sia per l'università che mi ha impegnata tantissimo, ha richiesto tanto tempo, tanti viaggi su e giù per Rovigo (io ci metto circa due ore e venti tra autobus, passeggiate, treno, attese). Tanti esami che, non so come ho fatto, ma ho superato splendidamente, oltre ogni aspettativa, viste le condizioni in cui mi trovavo.
Se penso a come stavo e a quanto sono comunque riuscita a fare, non posso fare a meno di pensare che Dio mi abbia aiutata e sostenuta ogni giorno; da sola non ce l'avrei fatta.
Allora, per ritrovare il coraggio nei momenti di sconforto e difficoltà, come è ora, ripenso a tutto quello che sono riuscita ad affrontare nonostante l'enorme fatica e credo che Dio non mi abbandonerà proprio ora, continuerà a sostenermi come ha sempre fatto!

Domani è un altro giorno e voglio alzarmi con questo pensiero, rimboccarmi le maniche e partire per l'ultima importante tappa.
Con la speranza nel cuore che, comunque vadano le cose, io possa ritrovare un pò di serenità e amore nella mia vita.

Oggi è stato così


Domani spero sia così


Un bacione a tutti...buona serata!

giovedì 8 luglio 2010

Si può fare!!!

Caio a tutti, ne è passato di tempo...
ma ho proprio una proposta interessante per passare una piacevole serata.
Ho guardato pochi giorni fa il film "Si può fare", di Giulio Manfredonia e Fabio Bonifacci e interpretato da Claudio Bisio.
Ovviamente come gli altri film di cui vi ho parlato, affronta il tema della disabilità, da un punto di vista che a me interessa particolarmente (sarà pure l'argomento della mia tesi), ovvero l'inserimento lavorativo.
Il protagonista è Nello, un giovane imprenditore milanese che, avendo perso il proprio posto di lavoro, si trova a dover dirigere una cooperativa i cui lavoratori sono ex pazienti psichiatrici.
Quando arriva in questo ambiente, per lui assolutamente nuovo, si trova davanti ad un gruppo di persone i cui compiti effettivi nell'arco della giornata sono molto limitati; per lo più passano il tempo a non fare nulla. E questo non stupisce se si considera che la cooperativa ha come sovrintendente un medico psichiatra, convinto nell'impossibilità di poter affidare loro dei lavori veri e propri.
Nello, invece, si pone con un'ottica completamente diversa: per lui in una cooperativa i padroni sono i soci, ovvero coloro che lavorano per essa, indipendentemente da che tipo di persone siano. Loro stabiliscono insieme le regole, i tempi e le modalità di lavoro; e soprattutto: lavorano!!
Questo atteggiamento mi fa subito pensare a quello che Enrico Montobbio chiama "Pensare speciale": invece che focalizzarsi sui limiti della persona, si può guardare alle sue potenzialità e aiutarla ad esprimerle, metterle in gioco.
Nello ha in sè questa attitudine pur non avendo studiato e nemmeno avuto mai a che fare con l'ambito della disabilità; ci crede con il cuore a sprona i soci della cooperativa a scegliere un lavoro che possano effettivamente fare, che consenta loro di offrire davvero un servizio alla società e di guadagnare un proprio stipendio.
Ho molto apprezzato, come il regista abbia saputo sottolineare che, però, l'attitudine personale non è sufficiente per poter intraprendere un percorso di aiuto effettivo: nel corso delle vicende Nello dovrà affrontare molti aspetti che non aveva considerato come ad esempio il tema della sessualità, dell'affettività, a volte anche imbattendosi in situazioni molto dolorose e maledicendosi per non averle sapute evitare.
Purtroppo può succedere, soprattutto nell'ambito così complesso della disabilità, di fare delle scelte che finiscono per rivelarsi sbagliate o addirittura dannose; di lasciarsi trasportare dall'entusiasmo e di perdere la giusta lucidità necessaria per tenere in considerazione tutte le variabili coinvolte in una determinata situazione: se non succedesse non saremmo umani.
Però, la storia di Nello e dei suoi soci, ci insegna che nel tempo, facendo esperienza, anche attraverso il fallimento, è possibile imparare a considerare e gestire anche gli aspetti che non si conoscevano: è possibile riuscire a sviluppare e far maturare quel "pensiero speciale" che abbiamo già in partenza.
Si può fare!!!


Mi sembra particolarmente emblematica una canzone, che mi ha fatto conoscere un amico e compagno di università, in occasione di un lavoro fatto insieme per un esame.
E' la canzone "Si può fare" (appunto) di Angelo Branduardi, che invita a riflettere sul fatto che non vale la pena scoraggiarsi o rassegnarsi, ma piuttosto pensare a quale sia la scelta che di volta in volta può aiutarci ad affrontare le situazioni difficili e a realizzare le nostre aspirazioni: e soprattutto avere il coraggio di decidere ed agire davvero!
O almeno questo è quello che ha trasmesso a me...voi che ne pensate?

Si Può Fare!! (A. Branduardi)

Intanto ascoltatevi questa canzone...ne vale la pena!!  (grande Fabietto!!!)

E non dimenticate di guardare il film! :)

martedì 22 giugno 2010

E dopo la laurea gli Educatori che fanno???

Ciao a tutti, eccomi tornata con una nuova proposta!!!
Venerdì 25 e sabato 26 giugno faranno a Rovigo un incontro presentato dal corso di laurea in Educazione Professionale e dal Master interfacoltà "La Mediazione come strumento operativo all'interno degli ambiti familiare, penale e civico".
E' un incontro internazionale rivolto a tutti coloro che vogliano partecipare, ma in modo particolare gli educatori professionali che potrebbero scegliere di intraprendere tale percorso in futuro.
Credo sia una buona occasione per avere consapevolezza di come si stia evolvendo attualmente la cultura dell'educazione a 360° e, per chi è inserito o dovrà inserirsi nell'ambito, per conoscere quali siano le opportunità formative che vengono offerte e cominciare ad orientarsi un pò.

L'incontro si svolge presso il Consorzio Universitari di Rovigo, in Sala Bisaglia con l'intento di promuovere una cultura dell'educazione e della mediazione a livello internazionale, per perchè possa crearsi una connessione tra coloro che operano nel settore.

Il volantino non sono riuscita ad allegarlo; riporto quindi i riferimenti utili per avere informazione più dettagliate:
è possibile contattare dal lunedì al venerdì, dalle re 10:00 alle 18:00 la Dott.ssa Sara Checchin al numero 329 9525576; o il Dott. Michele Romanelli al numero 049-8276633.
Oppure dalle ore 09:00 alle ore 13:00 la Dott.ssa Francesca Guerra al numero 345 0873801.

Si può inoltre contattare via mail la segreteria organizzativa all'indirizzo segreteriaorganizzativa@forummediazione.it

Infine, è possibile avere informazioni dettagliate riguardo l'ambito della Mediazione visitando il sito http://www.forummediazione.it/

Che dire?
Io il 25 ho degli esami da sostenere, ma se dovvessi riuscire a dare una sbirciatina vi racconterò quanto accaduto.
Bacioni e a presto!!!

giovedì 10 giugno 2010

...tirocinio: ultima puntata!!

Ciao a tutti,
sentito come avanza il caldo estivo? Potete immaginare la fatica che sto facendo a studiare, i miei poveri neuroni arrancano.
Così ho pensato di concedermi una pausa e approfitto per raccontarvi ancora qualcosina riguardo al mio tirocinio.
Nello scorso post ho raccontato le vicissitudini che mi hanno portata a svolgerlo nel centro diurno per disabili; oggi vi spiego meglio di cosa si tratta.
E' un Centro Educativo e Occupazionale Diurno (C.E.O.D.) che ospita circa 21 utenti, con disabilità di vario tipo: qualcuno ha la Trisomia 21, qualcuno la distrofia muscolare, altri delle patologie che comportano una pluridisabilità, altri ancora solo problematiche psichiatriche. Per quanto riguarda l'età, il gruppo è abbastanza eterogeneo; il più giovane ha 22 anni, il più anziano ne ha circa 70.
La cooperativa che gestisce il centro realizza anche progetti di inserimento lavorativo, ma degli ospiti che c'erano quando io ero lì solo per uno si poteva pensare ad una futura occupazione.
Ma che fanno lì dentro tutto il giorno?
Beh, innanzitutto l'orario di apertura è dalle 8:30 alle 15:30; ma non arrivano tutti contemporaneamente: qualcuno arriva in autonomia utilizzando i mezzi pubblici, alcuni accompagnati da un genitore, ma la maggior parte ususfruisce del servizio del pulmino, con il quale gli operatori, a turno, effettuano due giri per andare a prendere a casa gli utenti.
Prima delle 9:30 non ci sono ancora tutti, ma chi già è arrivato comincia il suo lavoro.
Le possibilità di occupazione sono principalmente tre, distribuite in due spazi: in una stanza c'è il laboratorio di restauro mobili; in un'altra il laboratorio di "icone" e quello di "arti e mestieri". Ciascun ospite rimane fisso in uno dei laboratori in relazione alle proprie capacità.
Nel laboratorio di restauro ci sono tutti gli attrezzi necessari per svolgere il recupero dei mobili in legno, che vengono levigati e riverniciati: qui ci lavorano circa sei persone.
In tre realizzano le icone su legno: applicano l'immagine ed eseguono delle lavorazioni ad intarsio per fare la cornice, utilizzando il pirografo.
Gli ospiti rimanenti eseguono lavori di vario tipo nel laboratorio artistico: gli operatori scelgono dei prodotti da realizzare, in base ai progetti ideati e alle capacità esecutive degli utenti e li aiutano nella realizzazione. La cosa più impegnativa è trovare il modo di far lavorare tutti: a volte è veramente scarsa l'abilità manuale su cui si può far conto e diventa davvero difficile anche la realizzazione di oggetti apparentemente elementare; come può essere un disegno o un collage.
Io per lo più ho collaborato allo svolgimento del laboratorio artistico e ho avuto modo di misurarmi di persona con la necessità di cambiare di volta in volta il proprio obiettivo, a seconda della riuscita effettiva dell'utente nel lavoro; ho potuto vedere come sia diverso supportare un ragazzo con trisomia 21 dal condurre l'attività con una persona affetta da distrofia muscolare. Quanto sono diverse le esigenze di supporto fisico, ma anche le modalità di relazione, i ritmi di lavoro e della relazione stessa.
Oltre al lavoro vero e proprio, i tempi della giorbata erano così suddivisi: alle 10:15 circa si faceva la merenda, poi si tornava tutti al lavoro, fino alle 12:00, orario in cui arrivava il pulmino della mensa. A quel punto alcuni avevano il compito di preparare le tavole posizionando i piatti e le posate di ciascuno; altri, invece rimanevano a riordinare e pulire i laboratori e i bagni. Dopo pranzo c'era una mezz'ora per rilassarsi e per sistemare e pulire i piatti e la sala da pranzo (compito svolto un pò da tutti a rotazione).
Nel frattempo si cominciava a portare a casa gli utenti con il pulmino e con chi rimaneva si faceva generalmente un gioco insieme o a gruppi, in base alla preferenze.
Alle 15:15 ormai eravamo rimasti ben pochi e io accompagnavo tre ospiti a prendere l'autobus...e lo prendevo pure io con loro.
Molti pensano sia una passeggiata questo lavoro, perchè sembra non richieda particolari abilità e sforzo fisico. In realtà posso assicurare che non è affatto così: richiede una continua attenzione alla modalità di relazione con gli utenti e ogni attività è frutto di accurata progettazione e ri-progettazione. Molte volte diventa anche difficile reggere certi comportamenti degli ospiti, magari molto ripetitivi o particolarmente disturbanti o aggressivi; per quanto una persona possa essere portata o aver scelto questo lavoro, ciò non toglie la fatica (a volte davvero considerevole) nello svolgerlo.
Però ci tengo a dire anche che può dare molte soddisfazioni: quando vedi che apprezzano ciò che proponi di fare, che si affezionano, che riescono  a realizzare il lavoro ideato; quando arriva un nuovo ospite che magari all'inizio ti intimorisce un pò e poi, conoscendolo poco per volta, scopri come comunicare e relazionarti con lui e lui con te.

Alla fine, quello che mi sento di dire è che prima di fare il tirocinio ero decisamente in crisi rispetto alla mia scelta universitaria. Ora sì, una dose di timore c'è, perchè gli ambiti lavorativi in cui potrei trovarmi comprendono tutti situazioni di sofferenza, a volte anche grande e come detto, per quanto una persona sia portata, la sofferenza non piace a nessuno. Però ho scoperto anche di avere delle potenzialità da mettere in gioco e di poter essere apprezzata da chi si trova a lavorare con me, sia gli utenti, sia i colleghi.
Questo mi ha lasciato la mia esperienza e ne sono felice.

Beijos

sabato 5 giugno 2010

Tirocinio...rewind..

Dopo un pò di latitanza torno a parlare del mio tirocinio, come avevo promesso in un post precedente, quello in cui ho riportato la dedica con la quale ho salutato gli ospiti e gli operatori del Centro l'ultimo giorno che ho passato con loro.
Ora torno agli albori della mia esperienza e vi spiego meglio dove l'ho fatta e come sono finita lì.
Il mio percorso di laurea prevede che si possa svolgere il tirocinio a partire dal secondo anno; ma io, la solita testina piena di idee passeggere e indecisa su quale realizzare, avevo deciso di rimandare la questione alla fine del terzo anno, con la speranza di poterlo fare all'estero.
Ma un imprevisto ha cambiato completamente le carte in tavola: a luglio del 2009 sono uscita una sera con un'amica che non vedevo da tempo; chiacchierando di tutto un pò (ah le donne!) salta fuori che lei (laureanda in psicologia) doveva iniziare ad agosto il tirocinio in un Centro diurno per disabili e mi dice: "Prova a telefonare anche tu, perchè so che accolgono volentieri anche più tirocinanti nello stesso periodo".
Dopo il primo momento di disorientamento, mi si è aperta nella mente la prospettiva di laurearmi entro ottobre 2010 (anzichè aprile 2011). L'idea era troppo allettante, quindi il giorno seguente ho subito chiamato la Cooperativa che gestisce il centro e, dopo due giorni, mi hanno comunicato che sarebbero stati disponibili ad accogliermi anche a partire da agosto; il che per me sarebbe stato perfetto perchè mi avrebbe permesso di finire il tirocinio a fine settembre, ovvero prima che iniziassero le lezioni (vi ricordo che io abito in provincia Venezia, ma frequentavo a Rovigo e mi facevo tipo cinque ore di viaggio al giorno, praticamente una pazza).
Beh, poi non è andata esattamente così, perchè per riuscire a fare tutte le carte necessarie ho perso un bel pò di tempo e mi sono ritrovata ad iniziare il 7 di settembre; infatti poi sono diventata decisamente matta (più di quello che ero già) ad incastrare le ore di tirocinio tra una lezione ed un'altra (visto che, oltre all'università lontana, avevo la frequenza obbligatoria) e l'ho finito nei primi giorni di marzo.
Anche il progetto che avevo presentato non è stato possibile realizzarlo, quindi tutti i miei bei piani sono sfumati e con essi la tesi (che confesso devo ancora iniziare a scrivere!).
Il succo è che nonostante tutto ciò e i momenti di puro panico, sono riuscita a fare questo benedetto tirocinio, che non mi ha permesso di imparare molto in termini strettamente professionali, ma è stata un'occasione per ri-scoprire talenti che avevo soffocato con ore di studio anzichè coltivarli nelle relazioni umane.
E che relazioni!!

Ma questo ve lo racconto la prossima volta...a presto, promesso!!

giovedì 27 maggio 2010

"PassaParola"


Buooonasera!!!
Altra proposta interessante, o almeno lo è per me..

Nei giorni 11 e 12 giugno si terrà a Padova, presso il Palazzo del Bo' (precisamente in aula magna) un convegno internazionale riguardante la classificazione ICF, ovvero quella elaborata dall'OMS per categorizzare le disabilità di varia natura, con l'intento di porre l'accento sulle abilità residue su cui è possibile fare leva per aiutare chi ne ha bisogno ad raggiungere il livello più alto possibile di autonomia.
Nello specifico del convegno si punterà l'attenzione su quali siano i modelli di educazione inclusiva, ispirati a tale approccio, a cui far riferimento; oltre alla partecipazione di relatori di fama internazionale, verranno riportate esperienze di educazione svolte da studenti della facoltà di Scienze della Formazione, di Padova (chiaro).
Per capire bene di cosa si tratta e quale sia il programma, vi invito a visitarne il sito ufficiale: http://icf.educazione.unipd.it/

Dove si trova il Palazzo del Bò?


martedì 25 maggio 2010

FOR Festival della Formazione

Brevemente comunico che nei prossimi giorni a Mirano (provincia di Venezia) si svolgerà al Festival della Formazione.
Nel programma, che abbraccia le giornate dal 27 al 30 maggio, sono previsti incontri con docenti provenienti da diverse università italiane ed estere, incontro con autori di saggi e romanzi, concerti...di tutto un pò.
Se siete interessati e volete sapere qualche dettaglio in più non dovete far altro che visitare il sito ufficiale della manifestazione:http://www.festivaldellaformazione.it/


Buona giornata a tutti

lunedì 24 maggio 2010

Jean Marc Gaspard Itard

Oggi ho pensato di offrire qualche semplice informazione sulla Pedagogia Speciale, ovvero quella parte di pedagogia che rivolge particolare attenzione all'educazione e formazione di persone con disabilità.
Una persona molto importante in questo senso è J.M.G.Itard, medico ed educatore francese vissuto tra il 1775 e il 1838. E' considerato il precursore della vera e propria pedagogia speciale ed ha fondamentalmente il merito di aver sottolineato che l'educazione dei bambini con disabilità deve superare la medicalizzazione del deficit, pur comprendendola, in quanto parte integrante della persona.
L'azione educativa deve sempre esser pensata, secondo questo medico, come uno strumento per la costruzione della libertà: anche quando si è indotti a credere che la persona resterà dipendente dagli altri per tutta la vita.
Quattro sono i punti fondamentali per una buona azione educativa:
1-Accettazione di un'ipotesi verosimile: io direi, considerare il deficit (oggettivamente ineliminabile e condizionante), ma anche le potenzialità di chi ho di fronte e puntare su quelle;
2-Costruzione di un progetto educativo: pensare a come concretamente si può favorire lo sviluppo delle potenzialità individuate;
3-Impegnarsi per ottenere un cambiamento, inteso in senso migliorativo;
4-Adottare la prospettiva temporale del futuro: considerare sempre l'altro come capace di sviluppo, considerarlo come persona che può voler costruire un proprio progetto di vita e aiutarlo a realizzarlo nella misura in cui è possibile.

Io penso che siano un pò le basi per quello che Ferdinando Montuschi (importante docente di pedagogia speciale) chiama il "Pensare Speciale", ovvero quella forma di pensiero che induce a considerare sempre la specificità dell'altro e le sue possibilità di crescita e sviluppo; e a lavorare per accompagnarlo nel raggiungimento di un livello più alto possibile di autonomia.
E sottolineo la differenza tra autonomia e autosufficienza.
Autosufficienza indica la capacità di provvedere ai propri bisogni senza richiedere l'aiuto di altri; per cui volendo sviluppare autosufficienza in una persona dovrò aiutarla, ad esempio, a saper gestire i propri bisogni fisiologici e a mangiare da sola.
Autonomia deriva dal greco Autonomos = auto-, -legge;  quindi fa riferimento alla capacità di agire dandosi da sè delle regole e rispettando spontaneamente quelle poste dall'esterno, senza l'interferenza da parte di altri.
Concretamente l'autonomia si declina nell'area della mobilità/spostamento, quella personale (qui entra in gioco anche l'autosufficienza), nell'area sociale (che riguarda la partecipazione alla vita sociale) e in quella dell'apprendimento, che oggi in modo particolare richiama la questione della formazione permanente.

Come ho detto il pensare speciale consiste, oltre ad altri aspetti, nel focalizzare l'attenzione sull'obiettivo di massima autonomia possibile, in virtù della soggettività, specificità della persona a cui rivolgo il mio intervento; questo per poter garantire un percorso di integrazione e non solo di inclusione.


Non basta assicurarsi che sia garantito l'accesso delle persone con disabilità ai vari ambiti della vita: la scuola, il lavoro, i luoghi di incontro. Il vero auspicio e motore del nostro intervento è rendere queste persone veramente partecipi, insieme agli altri!



Questa la sfida...una delle tante, in realtà..

venerdì 21 maggio 2010

Tirocinio...

Ciao cari lettori,
mi sono ripromessa di raccontare un pò la mia esperienza di tirocinio, perchè credo possa sempre essere utile per chi deve intraprenderlo avere un confronto con altre persone che l'hanno già fatto. Anche se poi ognuno lo vive a modo suo, trova opportunità e ambiti diversi, però ci sono sicuramente alcuni aspetti che accomunano noi studenti in questa parte di percorso universitario.
Di solito si parte dall'inizio a raccontare una storia, ma io sono fatta tutta a modo mio...e comincio dalla fine, riportandovi la dedica che ho lasciato nell'apposito "quaderno dei tirocinanti" al Centro Educativo Occupazionale per Disabili, quando ho passato il mio ultimo giorno con gli ospiti e gli operatori del centro.

"Ciao a tutti,
è giunto il termine del mio percorso qui con voi ed è impossibile descrivere in poche righe tutto ciò che ho vissuto e provato nel corso di questa esperienza.
Però ricordo bene quanto ero timorosa e insicura quando ho iniziato e come voi, invece, mi abbiate dato coraggio facendomi sentire accolta.
Mi ha colpito come tutti gli operatori e i tirocinanti che ho incontrato, in modo singolare abbiano messo in gioco le proprie risorse mostrando di aver ciascuno tanto da dare.
Sono molto contenta delle relazioni instaurate con tutti voi, che mi hanno arricchita; mi avete fatta sentire ben voluta aiutandomi, così, ad avere più fiducia in me, a riscoprire il mio valore e ad apprezzarmi un pò di più.
Non mi resta quindi che ringraziarvi di cuore e salutarvi con la speranza di aver lasciato anch'io a voi, almeno una parte di quello che avete donato voi a me."

Con grande commozione, mia e di tutti loro (compresi gli operatori!!) ho terminato così la mia esperienza...
...Ma vi racconterò più nel dettaglio...


A presto

martedì 18 maggio 2010

MusicArTerapia

Buon giorno!!!!
Ho ricevuto una proposta, alla quale purtroppo dubito di poter partecipare, ma che è davvero interessante.
Nella settimana dal 19 al 25 luglio (2010) si svolgerà un percorso di formazione sulla MusicArtTerapia,  presso una scuola a Cazzago di Pianiga, provincia di Venezia.
Il percorso è intitolato "Dal grembo materno al grembo sociale" e sarà tenuto da Stefania Guerra Lisi, direttrice della Scuola Quadriennale di MusicArTerapia nella Globalità dei Linguaggi e ideatrice della disciplina stessa.
Il corso, quadriennale come detto, è offerto dall'Università Popolare di MusiCarTerapia (UPMAT), membro della Confederazione Nazionale delle Università Popoliari Italiane (CNUPI): al termine del percorso, pertanto, viene consegnato un diploma, riconosciuto anche dal Ministero della Sanità; tant'è che a Roma è stato istituito anche un Master biennale per laureati che consente di acquisire il titolo.
In poche parole il metodo si basa sul collegamento fra le espressioni grafica, cromatica, corporea, plastica, musicale e linguistica, così da consentire un'espressione più integrale della propria personalità; questo attraverso un percorso educativo-terapeutico.
La partecipazione al corso offre l'occasione di fare direttamente esperienza del metodo e di imparare ad applicarlo in quanto professionisti in progetti rivolti ad altri; può essere utile, quindi, a figure come educatori, animatori, operatori socio-sanitari, psicologi, insegnanti...ma anche ai genitori!!
Infatti è aperto a chiunque sia incuriosito e desideroso di sperimentare!

Siete curiosi? Volete saperne di più? 
Andate a visitare il sito http://www.centrogdl.org/

domenica 16 maggio 2010

"Una vita imprudente, percorsi di un diversabile in un contesto di fiducia"

Cari lettori (pochi ma buoni :) ),
come pormesso oggi vi parlerò del libro che ho letto di Claudio Imprudente, ovvero quello citato nel titolo stesso del post.
L'opera, pur parlando di lui non è propriamente una biografia: in essa i fatti della sua vita si intrecciano con riflessioni sul tema della vita nel suo senso più intimo e profondo, a partire dalla realtà della diversabilità, ma giungendo fino al cuore di questioni che riguardano la persona in quanto tale, indipendentemente dalla sua forma di espressione; come la concezione che si ha del limite, della sofferenza, della felicità, del rapporto con Dio. Tutto questo mettendo in evidenza la necessità di una nuova culutra di umanità in cui il contatto con la disabilità può farci da guida in quanto "cartina di tornasole" (come direbbe Claudio Imprudente) della nostra capacità di guardare positivamente a se stessi e alla vita, alle sue diversità e potenzialità: in questa nuova cultura penso uno degli assi portanti sia identificabile in un'idea di integrazione che vada oltre il solo inserimento di persone diversabili nei vari domini dell'esistenza e che, quindi, come dice Claudio, porti alla costruzione di un mondo più a misura d'uomo (se è integrata una persona disabile, allora lo è sicuramente qualsiasi altra persona; questo credo sia il pensiero dell'autore).
Sono moltissimi i punti che mi hanno colpita leggendo questo libro, però mi soffermo su uno in particolare che credo sia rilevante proprio rispetto a questa nuova cultura di cui parla Claudio: l'utilizzo del termine diversabile.
Alla base di questa scelta c'è una doppia lettura del termine disabilità: la prima riguarda il deficit che è qualcosa di oggettivo, ineliminabile, in conseguenza al quale si possono solo cercare di ridurre le situazioni di handicap che a causa di esso, anzi dei fattori handicappanti esterni, si possono incontrare. La seconda vede la disabilità come una difficoltà che giustamente l'autore interpreta come sfida: la difficoltà, dice Claudio, è il "sale del gioco" è ciò che lo rende interessante, appagante e che attiva la nostra curiosità e fantasia oltre che la voglia di competere positivamente con gli altri e con noi stessi. Questo vale anche per le difficoltà della vita, come lo sono le disabilità, la cui necessaria accettazione non richiama un atteggiamento di passiva rassegnazione, bensì una presa di coscenza della situazione, nei suoi limiti e nelle sue potenzialità: allora si può anche, partendo dal dato di fatto, ingegnarsi con la propria creatività per affrontare positivamente la difficoltà stessa.
Diversabilità pertanto, vuole liberare la persona con deficit e la sua esistenza da una connotazione negativapropria della nostra cultura e valorizzare la possibilità di realizzazione di vita a partire dalle più comuni attività umane: ad esempio Claudio non può parlare come chiunque altro, ciò non significa che non lo possa fare in assoluto, lo fa diversamente; ovvero grazie alll'ausilio di una lavagnetta in plexiglass e, soprattutto nei convegni, di una persona che legga a voce ciò che lui "scrive" con gli occhi.
E le persone con grave ritardo mentale o disabilità fisica? Quelle con cui è impossibile dialogare o che sembra che esistano e basta? Difficile considerarle diversamente abili. Allora C.Imprudente sottolinea l'essenza più profonda dell'uomo, ovvero l'essere di per sè, già per questo segnato di profonda dignità e l'essere in relazione con l'altro, che non significa necessariamente essere attivi nell'interazione, anzi molte volte vuol dire saper fare spazio dentro di sè per saper accogliere l'atlro e permettere a lui di esprimersi per com'è: una persona cerebrolesa nella sua debolezza, ci permette di farlo, senza tentare prevaricazioni; e noi, sappiamo dare questo spazio agli altri? Forse queste persone esistono proprio per metterci in discussione e aiutarci ad essere più umani.

Se devo esprimere un giudizio riguardo il libro di Claudio Imprudente posso dire che esprime una personalità fresca e coinvolgente senza per questo ricadere in una visione fiabesca della realtà; Claudiop più volte ricorda al lettore che una chiave di lettura ottimista non toglie il fatto che la vita abbia le sue fatiche, sia segnata da momenti di grande sofferenza e che molte volte vengano meno le forze; il vedere le potenzialità di un diversabile non significa rimuovere dalla coscenza la presenza del deficit e ciò che questo oggettivamente ed inevitabilmente comporta. Ma significa piuttosto cercare, ogni volta che si sentono mancare il coraggio e la determinazione, di recuperare le forze ritrovando la fiducia in se stessi e nelle persone che ci circondano e sulle quali è possibile contare.

Ho scritto un fiume di parole e ne potrei far scorrere molte altre: arrivata all'ultima pagina del libro il mio primo pensiero è stato che avrei dovuto rileggerlo almeno una volta e il secondo che questa lettura non si è conclusa in se stessa, bensì mi chiede di esser continuata con altre letture di altrettanto valore formativo, non solo in quanto professionista, ma anche, innanzitutto, come persona.

Vi lascio una citazione del libro che davvero racchiude l'essenza della peroalità dell'autore: "E la mia disabilità? Microscopica mancanza rispetto a tutto ciò che mi è stato donato, un granello di sabbia in meno in una infinita spiaggia"...
E ricordo che Claudio ha una tetraparesi spastica


lunedì 10 maggio 2010

Una persona esplosiva!!



Ciao a tutti, ancora non ho la connessione a casa, ragion percui è passato così tanto tempo dal mio ultimo post; in teoria al massimo domani dovrebbero riattivarla, chissà che sia così!!
Oggi vorrei parlare brevemente di una persona molto speciale, che rappresenta chiaramente il fatto che, anche quando sembra inutile sperare, anche nelle situazioni in cui vediamo solo dolore e difficoltà, possiamo trovare una ragione di vita, una possibilità per crescere, scoprire il proprio significato e trovare una realizzazione: mi riferisco a Claudio Imprudente.
E' nato nel 1960 nella provincia di Bologna ed è una persona molto impegnata nel sociale e nella promozione di una nuova cultura della diversabilità: ha infatti fondato il Centro di Ricerca sull'Handicap a Bologna, nel 1980, nel quale, in qualità di direttore, lavora assieme ai suoi colleghi con costanza a progetti di ricerca, documentazione e promozione, come sono rispettivamente la rivista "HP-Accaparlante" (di cui è capo redattore) e il Progetto Calamaio attraverso il quale incontra bambini e ragazzi nelle realtà scolastiche di vario livello e di tutta Italia per far conoscere ciò che veramente rappresenta la diversabilità. Senza dimenticare che ha anche scritto dei libri, alcuni per bambini e altri per adulti.
Attualmente vive nella provincia di Bologna in una casa che accoglie diverse famiglie che hanno scelto di vivere in una dimensione comunitaria a avendo come riferimento per la loro vita Gesù Cristo: la comunità si chiama infatti Maranà-tha, "vieni Signore".
Ah..è diversabile anche lui, come tanti altri: ha una tetraparesi spastica che però, a quanto pare, non gli impedisce di esprimere tutta la sua personalità esplosiva.


Questo breve assaggio è per introdurre una persona di cui parlerò ancora, in particolare mi soffermerò su uno dei suoi libri che ho letto e che mi ha dato spunto per riflessioni anche rispetto alla mia vita e al modo con cui io "me la narro", lamentandomi, spesso e volentieri, e lasciandomi prendere da mille paure per il domani.
Beh, intanto vi lascio il link al sito che riunisce informazioni sulla sua rivista "HP-Accaparlante" e sul Centro Documentazione Handicap di Bologna.
http://www.accaparlante.it/

Lo inserirò a lato pagina in un elenco link (quando finalmente blogger deciderà di aggiornare la modifica!)

Baci e a presto!!

lunedì 26 aprile 2010

Disabili e sessualità

Oggi vorrei affrontare un argomento che ritengo molto delicato e a fronte del quale possono essere espressi punti di vista molto, anzi, troppo doversi tra loro, inconciliabili.
Credo, però sia di assoluta attualità, dato che l'attenzione ai bisogni di persone con disabilità si fa sempre più ferma e diffusa.
Ho letto pochi giorni fa un articolo nel quale si parlava di "operatrici/ori sessuali" per disabili: una figura professionale che si sta diffondendo nei paesi del nord e che, dopo un corso di formazione, offre prestazioni sessuali a persone con disabilità.
Non sono, secondo i sostenitori, da considerare persone che si prostituiscono, ma piuttosto operatori sociali; perchè il sesso è un diritto di tutti.
Io riconosco che il più delle volte l'aspetto riguardante la sessualità dei disabili è molto sottovalutato, se non addirittura non considerato; è importante, invece, che se ne prenda coscienza e si cerchino le modalità più adatte per aiutare e accompagnare tutti a vivere a pieno e nel migliore dei modi il proprio sviluppo sessuale.
Credo anche, però, che la sessualità umana sia molto più che un insieme di pulsioni da soddisfare e che quando ci limitiamo a soddisfare quelle, in realtà ci accontentiamo di un surrogato che non ha nulla a che fare con ciò di cui abbiamo bisogno e, anche se non ce ne rendiamo conto subito, a lungo andare ci lascia solo il vuoto che non siamo riusciti a colmare. Certo, queste operatrici non offrono solo l'atto sessuale, ma dolcezza, tenerezza, ascolto (così era scritto nell'articolo): ma rimane comunque solo un surrogato, non è una situazione spontanea di amore tra due persone, quindi comunque non offre alle persone ciò di cui hanno bisogno.
Altra considerazione che mi sorge è che probabilmente anche molti di coloro che ricercano rapporti con prostitute lo fanno perchè non trovano qualcuno con cui averne, non possiamo partire dal presupposto che siano tutti dei prervertiti, non siamo in grado di stabilirlo. Allora anche la prostituzione dovrebbe essere considerata un servizio sociale, come lo è in molti stati, in effetti.
Eppure io non riesco a non percepirla, in ogni caso, come un mero compromesso di cui molti si accontentano, ma che non offre una soluzione a qualsivoglia problema, nè risposta ai bisogni di una persona.
Proprio perchè la sessualità umana si caratterizza per una profondità e un'emozionalità alle quali non si può rinunciare.
Leggevo, a riguardo, un capitolo scritto da E.Montobbio (tratto dal libro "Disabili&Abili. Manuale per educatori professionali", R.Caldin e P.Tessari) nel quale egli riportava le parole suggerite in riferimento alla sessualità, da un gruppo di operatori con i quali aveva fatto un seminario proprio per affrontare il tema della sessualità di persone disabili: quasi tutte si riferivano ad aspetti relazionali ed emotivi.
Ma allora, se è questo per noi la sessualità, tutelarne il diritto dei disabili significa offrir loro un surrogato?
E' davvero questa la soluzione migliore?

Io continuo a rifletterci....voi che ne pensate?

Vi lascio con la lettura dell'articolo al quale faccio riferimento:
http://donna.libero.it/sotto_le_lenzuola/sesso-e-disabili-le-volontarie-del-piacere-sessualita-handicap-ne2580.phtml

martedì 20 aprile 2010

Elling


Ciao a tutti,
sono latitante da qualche giorno, ma non funziona la connessione a casa, quindi non ho potuto aggiungere nulla di nuovo.
Torno con la proposta di un altro film che ho guardato proprio la settimana scorsa: "Elling".
E' un film di Petter Naess, uscito nel 2001 ed è ambientato in Norvegia; è la storia di due uomini che hanno passato diversi anni in una struttura residenziale per pazienti psichiatrici e ai quali il governo offre la possibilità di trasferirsi in un appartamento in città in cui vivere, sviluppando una propria autonomia e cercando di integrarsi gradualmente nella società. La vicenda è narrata da uno dei due protagonisti, Elling appunto, come una sorta di diario in cui esprime il suo vissuto interiore rispetto alla situazione completamente nuova in cui si trova a vivere: prima di esser inserito nella struttura psichiatrica, aveva vissuto solo con la madre per trent'anni e non aveva sviluppato un'autonomia personale, nè tantomeno dei progetti di vita; all'improvviso è chiamato a crescere, vincere tutte le sue ansie (a partire dal rispondere al telefono) per imparare a badare a se stesso e ad una casa, insieme al suo amico e compagno di stanza, ossessionato dal desiderio di incontrare una donna con cui condividere la sua vita. Le condizioni sono queste: se non dimostreranno di essere in grado di vivere da soli, senza il supporto di un assistente, dovranno tornare nella residenza psichiatrica.
Il dipanarsi della storia ha un ritmo tranquillo ma non lento, lascia il giusto spazio alle riflessioni personali permettendo di rielaborare gli episodi di cui Elling ci rende partecipi.
Io l'ho apprezzato, anche se, per certi aspetti non mi sembra possa rispecchiare a pieno la realtà: i due amici non vengono molto accompagnati nel loro percorso, sono lasciati a se stessi, se non per qualche controllo periodico da parte dell'assistente sociale.
Però mi è molto piaciuto come il protagonista narra la vicenda, la modalità con cui condivide le sue considerazioni e il modificarsi del suo rapporto con la realtà.
In particolare mi colpisce il rapporto che instaura con il suo amico: il vederlo più coraggioso e disponibile a cercare contatti con altre persone e realtà, provoca in lui invidia e paura di sentirsi "sorpassato" nelle relazioni e di perdere la persona che (in sostituzione alla madre) gli consente di rimanere nel proprio guscio, ma non solo. Proprio questo, però, farà emergere la consapevolezza che per poter vivere meglio deve fare un salto di qualità, decidere di voler abbandonare tutte le ansie dalle quali si liasciava dominare e farsi un pò violenza per vincerle.

A questo proposito una scena credo sia emblematica: quando i due si trovano al ristorante ed Elling deve andare al bagno; vorrebbe andare a casa ma l'amico lo spinge ad utilizzare il servizio del ristorante.
Elling si fa coraggio e alzatosi da tavola si dirige verso il bagno, questi i suoi pensieri: "Com'è diversa la gente, alcuni sciano da soli verso il Polo Nord, mentre io devo raccogliere tutto il mio coraggio per attraversare la sala di un ristorante. Dev'essere questo quando parlano di limiti da valicare".
Purtroppo non ho trovato la scena, ma se ci riesco ve la posto!!

Buona visione

giovedì 15 aprile 2010

Rosso come il cielo



Ciao a tutti,
finalmente dedico un pò di tempo a questo piccolo blog e lo faccio proponendovi la visione di un film che io ho guardato ancora un pò di tempo fa e mi è piaciuto moltissimo: Rosso come il cielo.
E' la storia di Mirco, un bambino di dieci anni molto curioso e intraprendente che un giorno, osservando il fucile del padre, spara accidentalmente un proiettile che lo colpisce agli occhi: da quel momento potrà vedere solo ombre e luci. A causa della legge che impediva ai disabili di frequentare le scuole normali (la storia è ambientata nel 1960) è costretto a trasferirsi in un istituto speciale per ciechi a Genova, lontano dalla sua famiglia con la quale viveva in Toscana. Nonostante la sua grande difficoltà ad accettare questa nuova condizione di disabilità, la sua voglia e curiosità di conoscere lo porteranno a sperimentare e manifestare un modo nuovo di esplorare il mondo che valorizza tutti i sensi e lascia molto spazio alla fantasia. Troverà in questo l'ostilità del preside dell'istituto, anch'egli cieco, ancorato ad una visione restrittiva delle loro possibilità di vita e di realizzazione e ad una concezione arretrata di possibile integrazione, focalizzata sulla necessità di imparare un lavoro adatto alle capacità residue, indipendentemente dagli interessi reali dei bambini.
Sarà la grande sensibilità del maestro, don Giulio, a premiare l'originalità e positività di Mirco e a valorizzarla e affermarla come possibile nuova cultura di disabilità e integrazione.
Come?  Scopritelo guardando il film!!

Sono state diverse le riflessioni suscitate da questa storia, ma vorrei proporne due in particolare.
Una riguarda la modalità con cui Mirco affronta una svolta così decisiva nella sua vita: inizialmente rifiuta con tutto se stesso la disabilità e si chiude evitando i momenti di incontro con gli altri, non ha nemmeno il coraggio di dire ai suoi amici quanto gli è accaduto. Ma il fare esperienza dell'accoglienza da parte degli altri lo aiuta poi a ritrovare se stesso, la sua intraprendenza, il suo valore.
Si tratta, però, di un'accoglienza attiva, non passiva accettazione: gli amici che trova nell'istituto lo seguono e lo incoraggiano con entusiasmo nelle sue iniziative; il maestro lo sprona con decisione per aiutarlo a non metter da parte il suo carisma.
Un'altra osservazione riguarda proprio la figura del maestro: mi ha ricordato che non dobbiamo mai perdere la disponibilità a modificare i nostri punti di vista; una messa in discussione che non può avvenire solo nel confronto con altri professionisti o esperti, bensì anche e molto nella relazione, nell'incontro con le persone per le quali si lavora e che per prime possono indicarci quali siano le potenzialità su cui puntare e che magari non si erano considerate. E', infatti ,osservando Mirco che il maestro coglie un nuovo modo di rapportarsi ai bambini della sua classe, attraverso la valorizzazione della loro espressione spontanea; chiaramente nella giusta misura, ovvero quella che permette loro di essere protagonisti della propria crescita, della scoperta del mondo e, quindi, di avere la possibilità di imparare a muoversi in esso autonomamente e a realizzare la propria vita facendo esperienze di interesse personale.
Importante per noi educatori è, pertanto, disporsi con atteggiamento di accoglienza  attiva sapendo accettare anche qualche iniziale rifiuto da parte dell'altro, senza rinunciare alla possibilità di aiutarlo; e saper cogliere l'unicità e le risorse personali incoraggiando l'altro a sfruttarle ed esprimerle.

Vi lascio con la visione di una delle tante scene (a mio parere) poetiche di questo bellissimo film
http://www.youtube.com/watch?v=DIkl7repr_o